Георгий Савицкий, un pittore a cavallo di due epoche

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Георгий Савицкий (Gheorghy Savizkiy) nacque nel 1887 nella Russia zarista e morì nel 1949 in Unione Sovietica. Nel corso della sua non lunghissima vita avvennero in Russia cambiamenti epocali, e i soggetti dei suoi quadri riflettono questi cambiamenti appieno: in alcuni si possono vedere dei nobili oziare nelle loro ville o passeggiare a cavallo a bordo fiume, in altri soldati rivoluzionari o paesaggi cittadini moderni.

Савицкий ebbe un discreto successo come художник-живописец (artista-pittore), ma venne invece premiato per la sua attività come график (grafico) in tempo di guerra. Il suo realismo socialista, memore delle lezioni dell’impressionismo, colpisce per la varietà dei temi affrontati. Le opere di Савицкий sembrano interessare, e soprattutto comprendere, tutto lo scibile umano, o almeno tutta la vita russa della prima metà del ventesimo secolo tra guerre, industrializzazione e rivoluzione da una parte, vita campestre, riposo e danze dall’altra.

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Un’ottima selezione di opere di Савицкий si può vedere all’indirizzo seguente:

http://www.liveinternet.ru/users/5124893/post415411278/

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Le statue di Алёша, in Russia e altrove

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A Мурманск (Murmansk), all’estremo nord del territorio russo, si può trovare un памятник (monumento) mastodontico, che con i suoi 42 metri di altezza è secondo come dimensioni solo alla famosissima statua Родина-мать зовёт! (La madre patria chiama!) di Волгоград (Volgograd).

Si tratta del Мемориал «Защитникам Советского Заполярья в годы Великой Отечественной войны» (Memoriale ai “Difensori del territorio polare sovietico negli anni della Grande Guerra Patriottica”), più noto con il nome proprio di Алёша (Alyosha): un soldato che guarda a ovest, verso la Долина Славы (Valle della Gloria), dove ai tempi della Seconda Guerra Mondiale ci furono i combattimenti più feroci per Мурманск.

Questa statua di oltre 5000 tonnellate non è però l’unica del suo genere, né l’unica a essere conosciuta come Алёша: se ne trovano altre tre in diverse località fuori dalla odierna Russia, ma che facevano parte dell’Unione Sovietica o del Patto di Varsavia.

Una, il Бронзовый солдат (Soldato di bronzo), è a Таллин (Tallin), anche se nel 2007 è stata spostata nel cimitero militare. Un’altra, nota anche come Павлуша (Pavlusha), si trova a Харьков (Kharkov). Ma la più scenografica si trova in Bulgaria, a Plovdiv, dove occupa la vetta di uno dei sei colli della città: quest’ultima, con le sue scritte in lingua russa, non solo è diventata il simbolo della città, che 10 anni fa ne ha festeggiato i 50 anni, ma è anche l’oggetto di poesie e canzoni.

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Buon viaggio!

Моя жизнь di Chekhov

Anche oggi vogliamo proporvi un’opera di Антон Чехов (Anton Chekhov), uno dei più illustri alfieri della lingua e della letteratura russa.

Моя жизнь (La mia vita) è un повесть, ovverosia un romanzo breve o racconto lungo, genere abbastanza diffuso nella letteratura russa a cavallo tra il XIX° ed il XX° secolo. Fu scritto da Чехов nel corso del 1896 e pubblicato alla fine dello stesso anno, e tratta una materia molto attuale all’epoca, tanto che lo stesso autore desiderava intitolarlo В девяностых годах (Negli anni ’90). L’editore del settimanale Нива (Niva), che lo pubblicò per primo, insistette però per dargli il titolo a noi noto.

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Vi si narra appunto la vita del figlio di un architetto di provincia, indirizzato alla carriera da funzionario ma inadatto ad essa. Il protagonista, licenziato, decide di guadagnarsi da vivere lavorando come operaio, suscitando l’ira del padre che lo caccia di casa. Чехов nel corso del racconto affronta tematiche quali la durezza della vita degli operai a confronto di quella dei funzionari, le ingiustizie che questi lavoratori manuali subiscono e l’insicurezza a cui sono esposti. Proprio per questo gli editori temevano che questo racconto potesse non passare il vaglio della censura, e sempre per lo stesso motivo venne poi riprodotto in varie antologie di epoca sovietica.

Ne consigliamo vivamente la lettura a chi ha una buona dimestichezza con il russo scritto, per esercitare la propria comprensione scritta, ma suggeriamo inoltre la lettura di questo повесть, anche tradotto, a chi volesse approfondire la storia di quel periodo, fondamentale nella storia russa: i primi anni del regno dell’ultimo Царь (Zar), Николай II (Nicola II), in cui maturavano le recriminazioni degli strati più poveri della popolazione che poi portarono alle rivoluzioni russe.

Il testo completo lo potete trovare qui:

http://lib.ru/LITRA/CHEHOW/mylife.txt

Buona lettura!

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Il Новодевичий монастырь a Mosca

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Tra le innumerevoli attrazioni che può vantare Москва (Mosca), parecchie sono localizzate non esattamente al centro della città. Ciononostante, nel corso di una visita a Москва è assolutamente consigliato fare un giro anche al di fuori del centro, ad esempio per visitare la zona in cui si trova il Новодевичий монастырь (monastero di Novodevichiy).

Il Новодевичий монастырь si trova a una decina di chilometri a sud-ovest dal centro di Москва, sulle rive della Москва (Moskva, il fiume) e nelle immediate vicinanze dello stadio Лужники (Luzhniki). Poco oltre si innalzano i Воробьёвы горы (le Colline dei Passeri), dove si trova la sede della Московский государственный университет (Università statale di Mosca) con il suo imponente edificio costruito nel secondo dopoguerra.

Il Новодевичий монастырь è un complesso monasteriale di indubbia attrattiva, tanto dal punto di vista architettonico (è stato inserito dall’UNESCO nello список всемирного
наследия человечества – patrimonio mondiale dell’umanità) quanto da quello storico. Venne infatti costruito in osservanza del обет (voto) dato dal Великий князь Василий III (Grande principe Basilio III) in occasione dell’assedio di Смоленск (Smolensk) nel 1514: Василий III promise di costruire un monastero femminile a Москва se Dio gli avesse concesso la vittoria. Dieci anni dopo, il Новодевичий монастырь venne fondato.

Si narra però che Василий III, nel fondare il monastero, avesse un secondo fine: sposato da 20 anni con Соломония (Solomoniya), non era riuscito ancora ad avere un erede. Una volta riuscito ad ottenere l’autorizzazione della Chiesa a convolare a seconde nozze, fece prendere i voti a sua moglie Соломония e fondò per lei questo monastero (dove lei però mai mise piede).

A questo divorzio (il primo nella storia russa) nel 1526 seguirono le nozze con la giovane Елена (Yelena), e nel 1530 finalmente Василий III ebbe il suo primogenito Иван (Ivan), noto poi come Иван Грозный (Ivan Grozniy). Siamo quindi davanti a un avvenimento che davvero cambiò il corso della storia russa e della diffusione della lingua russa, che senza di Иван Грозный oggi potrebbe non essere così diffusa e conosciuta.

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È assolutamente da visitare, specie se si considera che giusto di fianco si trova il Новодевичье кладбище (cimitero di Novodevichiy), in cui si trovano i monumenti funebri di numerose personalità russe morte nel XX° secolo, che ne fanno un vero e proprio Père-Lachaise russo.

Per arrivare al Новодевичий монастырь è sufficiente utilizzare la metro moscovita: si trova infatti alla convergenza tra la linea circolare (fermata Лужники) e la linea 1 (fermata Спортивная – Sportivnaya).

Buon viaggio!

Владимир Румянцев e i gatti di San Pietroburgo

Владимир Румянцев (Vladimir Rumyanzev) è un artista russo nato nel 1957. Vive a Санкт-Петербург (San Pietroburgo, ma allora Ленинград – Leningrado) fin da giovane, e proprio a Санкт-Петербург ha frequentato la Художественная Школа имени В.А.Серова (Scuola Artistica V.A. Serov).

Nel corso degli anni è diventato famoso soprattutto per i suoi петербургские коты (gatti di San Pietroburgo), un ciclo di акварели (acquarelli) fiabeschi in cui rappresenta dei gatti che girano per Санкт-Петербург affaccendati in varie occupazioni. Bevono tè, passeggiano, stanno sdraiati sui tetti…

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Le sue opere sono esposte non solo in vari musei in giro per la Russia, ma anche in parecchie collezioni private nei paesi occidentali. Se vi piacciono, e non volete necessariamente un originale, è possibile acquistare delle репродукция (riproduzioni) di ottima qualità da questo sito:

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Il ritorno di Остап Бендер

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Vi abbiamo già parlato della prima opera di Ильф и Петров (Il’f e Petrov), Двенадцать стульев (Le 12 sedie), il cui travolgente protagonista Остап Бендер (Ostap Bender) è diventato un personaggio tra i più famosi nella cultura popolare russa e di lingua russa in genere.

Un personaggio così dirompente, Остап Бендер, da convincere i suoi due autori Ильф и Петров a riportarlo sulla scena nel loro secondo romanzo, Золотой телёнок (Il vitello d’oro), pubblicato tre anni dopo Двенадцать стульев. In realtà Золотой телёнок sarebbe potuto essere pubblicato molto prima, dato che i due autori si misero al lavoro già nel 1928, ma Ильф nel corso del 1929 decise di provare a diventare фотохудожник (fotografo artistico) e i lavori rallentarono. Петров racconta: “Было у меня на книжке восемьсот рублей, и был чудный соавтор. Я одолжил ему мои восемьсот рублей на покупку фотоаппарата. И что же? Нет у меня больше ни денег, ни соавтора.” (“Per il libro avevo ottocento rubli, ed un coautore meraviglioso. Gli ho prestato i miei ottocento rubli per comprare una macchina fotografica. E cosa è successo? Non ho più né i soldi, né il coautore.”

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Anche questo, come il precedente, è un плутовской роман (romanzo picaresco) in cui i personaggi viaggiano all’avventura per tutta la Russia sovietica e non solo: buona parte dell’intreccio si svolge a Черноморск (Chernomorsk), che è chiaramente Одесса (Odessa), e nella steppa dell’odierno Казахстан (Kazakistan).

Consigliamo la lettura di questo роман, come sempre, per esercitare la comprensione del russo scritto: la scrittura di Ильф и Петров è divertente e chiara, ricercata e varia nelle espressioni senza essere complicata nelle costruzioni. Insomma, leggere Золотой телёнок arricchirà il vostro vocabolario senza richiedere uno sforzo eccessivo. Inoltre, Золотой телёнок è un caposaldo della letteratura satirica russa e sovietica, ed è una lettura divertente ed anche interessante nella sua scanzonata rappresentazione della neonata Unione Sovietica degli anni ’20 e ’30.

Buona lettura!

Una chiesa particolare a Саратов

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Саратов (Saratov) è una grossa città del centro-sud della Россия (Russia), che sorge sulla riva destra del Волга (Volga) a meno di 400 km dalla città di Волгоград (Volgograd).

Anche se Саратов ha una storia multicentenaria (venne fondata nel XVII° secolo) e può vantare alcuni edifici di indubbio interesse storico, il monumento indubbiamente più particolare è la singolare церковь (chiesa) Утоли моя печали (Allevia i miei dolori) che venne costruita a inizio XX° secolo su progetto dell’architetto modernista russo Пётр Зыбин (Pyotr Zybin).

Questa церковь, dedicata all’omonima icona della Madonna, è come potete vedere dalle immagini un fiorire di decorazioni di ogni genere, che la rendono unica nel panorama delle chiese russe: pur utilizzando le forme della tradizione ortodossa, infatti, l’abbinamento delle stesse è inusuale, specie dal punto di vista dell’accostamento dei colori.

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Come ha fatto a superare indenne l’era sovietica e a conservarsi fino ai nostri giorni? Una церковь così recente, per definizione di poco interesse storico e posizionata in pieno centro, era evidentemente a rischio demolizione. Ma la sua forma raccolta e il suo sviluppo verticale la rendevano perfetta a fini di divulgazione scientifica: a partire dal 1948 venne infatti utilizzata come планетарий (planetario), installandovi una cupola del diametro di 6 metri.

Se vi doveste trovare a Саратов, non potete mancare di visitarla e di ammirare le sue cupole variopinte dalla antistante улица Волжская (via del Volga)!

L’angelo di fuoco di Брюсов

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Vi abbiamo già proposto la lettura di un’opera di Валерий Брюсов (Valeriy Bryusov), nello specifico Алтарь Победы (L’altare della Vittoria). Anche quello di cui parleremo oggi, Огненный ангел (L’angelo di fuoco) è un исторический роман (romanzo storico), ma l’avventura si svolge in Germania nel corso del ‘500.

Scritto tra 1905 e 1907, vi si racconta la storia di Ruprecht, un cavaliere che di ritorno in patria dalle Americhe incontra una misteriosa ragazza, Renata. Questa è ossessionata da un precedente amante, Henrich, che considera essere l’impersonificazione dell’огненный ангел. La storia si dipana in un’atmosfera a tinte fosche, ombrosa, gotica, dove regna l’occultismo: la realtà sconfina nei sogni, anche se è più corretto parlare di incubi, e viceversa.

In questo роман, Брюсов raffigura la storia della sua relazione con altri due scrittori: Нина Петровская (Nina Petrovskaya) e Андрей Белый (Andrey Beliy). Come poi per il successivo Алтарь Победы, Брюсов svolge un meticoloso lavoro di ricerca storica anche per Огненный ангел, immergendosi nella storia delle superstizioni e delle credenze del XVI° secolo.

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Огненный ангел è anche servito come soggetto per l’omonima opera di Сергей Прокофьев (Sergey Profokiev): sebbene questi ne ultimò la scrittura nel 1927, non venne mai messa in scena nel corso della vita dell’autore (la première fu infatti a Venezia ben 28 anni dopo, nel 1955).

Consigliamo la lettura in lingua originale solo a chi già padroneggia il russo, dato che si tratta di un testo complesso, e dato che il linguaggio di Брюсов per quanto nitido è particolarmente erudito e può risultare ostico. Tuttavia, la storia è talmente interessante che non possiamo non consigliare questo libro anche nella sua traduzione.

Buona lettura!

L’altro mausoleo di Ленин

Sebbene sia una delle città russe più popolose, Челябинск (Chelyabinsk) è molto lontana dai circuiti turistici e poco conosciuta. Si trova sul confine geologico tra Урал (Urali) e Сибирь (Siberia), ed è capitale della sua omonima область (regione) al confine con il Казахстан (Kazakistan).

Челябинск fu fondata nel 1736 come крепость (fortezza), e nel secolo successivo divenne il principale centro commerciale della zona degli Урал. La sua industria ricevette un forte impulso ai tempi dei primi piani quinquennali, ed in particolare nel corso della Seconda Guerra Mondiale quando vennero evacuate città e fabbriche nella parte occidentale dell’Unione Sovietica. In particolare, essendo uno dei maggiori centri sovietici prima e russi poi dell’industria bellica, Челябинск è anche nota come Танкоград (Tankograd).

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Челябинск è anche la sede di un secondo мавзолей (mausoleo) dedicato a Ленин (Lenin), ben diverso da quello che si trova sulla Красная площадь (piazza rossa). Questo мавзолей, dalle forme orientaleggianti e contenente un busto in bronzo dello stesso Ленин, venne costruito subito dopo la morte di Ленин: la prima pietra venne posata contemporaneamente alla sua cerimonia funebre, e il monumento venne completato nel giro di un anno nel 1925. Oltre che come monumento è servito da biblioteca pubblica e da tribuna in occasione di manifestazioni.

Il мавзолей si trova nel parco denominato Алое поле (campo scarlatto) in seguito alla repressione di una manifestazione dei lavoratori avvenuta nel corso della prima rivoluzione russa, nel 1905. Un’altra delle attrazioni di Алое поле, che potete vedere qui sotto, è la Александро-Невская церковь (Chiesa di Aleksandr-Nevskiy), costruita a inizio XX° secolo e dedicata al santo e condottiero di cui abbiamo già parlato.

Buona passeggiata!

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L’armata a cavallo di Бабель

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Исаак Бабель (Isaak Babel’) è uno scrittore russo della prima metà del XX° secolo, noto soprattutto per il suo legame con la sua città natale Одесса (Odessa), raccontata in numerosi racconti, tra cui gli Одесские рассказы (Racconti di Odessa) di cui vi abbiamo già parlato (qui sopra potete vedere il suo monumento a Одесса).

Ma Бабель ha scritto anche di altro: Конармия (Armata a cavallo) viene presentata come сборник рассказов (selezione di racconti), ma è in realtà qualcosa di più simile a un romanzo. I racconti si basano infatti sulle note raccolte dallo stesso Бабель nel corso della гражданская война (guerra civile) a inizio anni ’20, alla quale partecipò nelle file della neonata красная армия (armata rossa) sul fronte polacco.

Più precisamente, Бабель entrò a far parte della 1-я Конная армия (Prima armata a cavallo -da cui il nome tanto della raccolta quanto del suo diario: Конармейский дневник – Diario di un soldato a cavallo) e combatté sul fronte occidentale. I racconti sono infatti ambientati nei territori della attuale Ucraina occidentale, allora parte della Polonia.

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I racconti di Бабель sono estremamente realistici, genuini e sinceri, e raccontano tutto l’orrore della guerra tanto per i soldati quanto per i civili. Vi si narrano atti di eroismo, ma anche esecuzioni sommarie più o meno giustificate e frizioni all’interno della stessa 1-я Конная армия. Sono soprattutto racconti estremamente umani, che traboccano compassione per commilitoni, civili ed anche soldati nemici, e ricordano molto da vicino lo spirito delle quasi contemporanee pagine dedicate alla Prima Guerra Mondiale da Louis-Ferdinand Céline in “Voyage au bout de la nuit”.

Sicuramente per questo, dato che i racconti non si limitavano certo a glorificare le gesta della 1-я Конная армия, fin dalla pubblicazione dei primi racconti nel 1923 Бабель venne duramente criticato. Si scomodò lo stesso Семён Будённый (Semyon Budyonniy), comandante della stessa, che in un articolo di commento ad uno dei primi racconti pubblicati lo apostrofò come дегенерат (degenerato). Senz’altro più condivisibile è però il punto di vista dello scrittore più in vista dell’epoca, Максим Горький (Maksim Gor’kiy), che difese Бабель con le seguenti parole:

“Читатель внимательный, я не нахожу в книге Бабеля ничего „карикатурно-пасквильного“, наоборот: его книга возбудила у меня к бойцам „Конармии“ и любовь, и уважение, показав их действительно героями, — бесстрашные, они глубоко чувствуют величие своей борьбы”

“Sono un lettore attento, e non trovo nel libro di Babel’ nulla di “caricaturale-offensivo”, al contrario: il suo libro ha suscitato in me amore e rispetto per i soldati dell'”Armata a cavallo”, dato che me li ha mostrati realmente come eroi – senza paura, sentono profondamente la grandezza della loro battaglia”

Конармия è consigliatissimo a tutti coloro che vogliano immergersi in un’avventura a tratti cruenta, in cui non si fanno sconti a nessuno, ma anche a tutti coloro che vogliano saperne di più di un periodo storico così travagliato ed interessante (e da noi poco conosciuto). Un’avvertenza: nel suo realismo, il russo di Бабель può spesso risultare ostico dato che riproduce le parlate dialettali dei suoi personaggi (cosacchi del Don, ebrei, polacchi, ucraini…). La lettura in lingua originale è quindi consigliata preferibilmente a chi ha già una certa dimestichezza con la lettura in lingua russa.

Buona lettura!