Будьте моим мужем – film dell’81

“Будьте моим мужем” (“Faccia finta di essere mio marito” – lett. “Sia mio marito”) è una simpatica commedia sovietica del 1981, estremamente leggera ed estiva e anche per questo molto indicata in questo periodo dell’anno.

Messa in scena dalla regista Алла Сурикова (Alla Surikova) su di una sceneggiatura di Эдуард Акопов (Eduard Akopov), questo film ambientato e girato sulle rive del Черное море (Mar Nero), e più precisamente nella località balneare russa di Сочи (Sochi), racconta le vicende di alcuni villeggianti nel corso di un’affollata estate.

I due protagonisti sono Виктор (Viktor, interpretato da Андрей Миронов – Andrey Mironov), un pediatra, e Наталья (Natalya, interpretata da Елена Проклова – Yelena Proklova), una mamma single partita per il mare con suo figlio Илья (Il’ya). Per convincere Альбина Петровна (Al’bina Petrovna, interpretata da Нина Русланова – Nina Ruslanova), la padrona di casa, ad affittarle una “stanza”, Наталья chiede a Виктор di fingersi suo marito.

Da questa situazione scaturiranno equivoci e avventure, tanto in riva al mare quanto nell’affollata pensione gestita da Альбина Петровна.

Come già detto, è una commedia piacevole e poco impegnativa, in cui le conversazioni tra personaggi sono relativamente semplici, anche perché si svolgono essenzialmente tra sconosciuti. Lo consigliamo quindi anche come esercizio: può essere una vera e propria lezione di russo parlato, per chi avesse già abbastanza dimestichezza con la lingua russa e fosse in grado di comprendere sufficientemente bene i dialoghi.

Il film va aperto in un’altra finestra.

Buona visione!

Площадь Пьяцца a Batumi

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Vi abbiamo già parlato di Грузия (Georgia), un paese del Caucaso in cui la lingua russa è comunemente parlata dato che nel corso dei secoli ha fatto parte tanto dell’Impero Russo quanto dell’Unione Sovietica.

Anche se la Грузия è senz’altro più attraente per la sua storia e la sua cultura che per le novità, questo non vuol dire però che non ci siano nuove attrazioni meritevoli di essere visitate. Una di queste si trova a Батуми (Batumi), località balneare sulle rive del Черное море (Mar Nero).

Si tratta di una piazza dal nome, per noi italiani, indubbiamente ridondante: Площадь Пьяцца (Piazza Piazza). Aperta nel 2010 nell’ambito di un programma governativo di riabilitazione dei vecchi quartieri della città, è opera dell’architetto georgiano Важа Орбеладзе (Vazha Orbeladze). Con le sue vetrate e i suoi mosaici, la cui autrice è l’artista estone Долорес Хоффманн (Dolores Hoffmann), ha l’ambizione di ricordare in qualche modo una piazza italiana, ed in particolare San Marco a Venezia.

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Sebbene il risultato non sia neanche lontanamente paragonabile, non si può negare che l’iniziativa abbia creato una piazza dall’aspetto molto particolare. È di notte che colpisce di più, con i suoi colori, la sua illuminazione ed i suoi riflessi: non si può negare che la visuale notturna dell’ottocentesca Церковь Святого Николая (Chiesa di San Nicola) dalla Площадь Пьяцца è uno scorcio decisamente gradevole!

 

L’insalata Мимоза raccontata da Татьяна Толстая

Oggi vi proponiamo un brano particolare: si tratta della descrizione di un piatto della cucina sovietica e russa, l’insalata Мимоза (Mimosa), tratto da un racconto di Татьяна Толстая (Tatyana Tolstaya), straordinaria autrice contemporanea, dissacrante e dallo spiccato senso dell’umorismo.

Facciamo così incontrare non solo la cucina e la letteratura, ma anche la storia recente: l’insalata Мимоза è un piatto apparso nel corso degli anni ’70, ed il racconto di Татьяна Толстая da cui è tratto il brano (Желтые цветы – Fiori gialli) si dedica decisamente più al periodo che alla ricetta.

Buona lettura e buon appetito!

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“Я, конечно, не знаю точно, кто и когда его изобрел, но помню, что с начала 70-х он начал набирать бешеную популярность, и в вечных разговорах о том, кто что как приготовил, “Мимоза” обсуждалась самым оживленным образом, как удивительная, яркая и, я бы сказала, динамическая новинка. “Мимозу” можно было приготовить из всего: она бывала с рыбой и без рыбы, с сыром и без сыра, с луком и без лука, в зависимости от настроения и от того, какой продукт был в дефиците на тот конкретный момент. Главное в ней было – майонез и натертые на терке вареные желтки, из-за сходство коих с шариками мимозы салат и получил свое название.”

“Io, certo, non so precisamente chi e quando l’ha creata, ma ricordo che dall’inizio degli anni ’70 ha iniziato ad accumulare una popolarità folle, e nelle eterne discussioni riguardo a come si preparavano i piatti (lett. “a come chi preparava cosa”), l’insalata “Mimosa” si dibatteva in modo estremamente vivace, in quanto novità sorprendente, luminosa e, direi, dinamica. L’insalata “Mimosa” si poteva preparare con qualsiasi ingrediente: poteva essere con pesce o senza pesce, con formaggio o senza formaggio, con cipolla o senza cipolla, a seconda dell’umore e di quale ingrediente mancava dagli scaffali (lett. “era in deficit”) in quel preciso momento. Quello che era fondamentale nell’insalata “Mimosa” erano la maionese e i tuorli bolliti grattugiati, a causa della cui somiglianza con le palline della mimosa l’insalata ha ricevuto il suo nome.”

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Кавказский пленник di Tolstoy

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Vi abbiamo già proposto un romanzo di Лев Толстой (Lev Tolstoy), Семейное счастие (Felicità familiare). Oggi vi proponiamo invece un повесть (racconto lungo o romanzo breve) che racconta una storia completamente diversa: Кавказский пленник (Il prigioniero del Caucaso).

La vicenda si svolge sui monti del Caucaso ai tempi della Кавказская война (guerra del Caucaso), durata dal 1817 al 1864 tra l’Impero Russo e le popolazioni locali, e si dice essere ispirata da eventi veri: Толстой aveva infatti svolto il suo servizio militare, proprio nel Caucaso, nel corso degli anni ’50. Vi si racconta la prigionia di due soldati russi, il protagonista Жилин (Zhilin) e Костылин (Kostylin), in un villaggio di татары (tatari).

Si tratta di un повесть estremamente apprezzato, stampato e ristampato in innumerevoli edizioni e parte del programma scolastico russo. È stato per di più l’oggetto di più di un’экранизация (adattamento cinematografico): una “classica” del 1975, ed un’altra del 1996 che traspone gli avvenimenti ai tempi della guerra in Cecenia degli anni ’90.

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Anche Кавказский пленник è disponibile in russo con testo a fronte in edizione BUR, con il рассказ (racconto) Три смерти (Tre morti), sempre di Лев Толстой. È quindi consigliatissimo proprio in questa edizione, che permette a chi sta ancora apprendendo la lingua russa di esercitarsi nella lettura senza il fastidio di dover cercare ogni parola che non conosce.

Buona lettura!

 

Шашлык, la famosa carne allo spiedo

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I russi e in generale gli abitanti di tutta l’ex Unione Sovietica amano la мясо (carne), e la cucina russa e sovietica riflette in modo molto chiaro questa preferenza per i piatti di carne.

C’è però un piatto, o forse è meglio dire una tradizione, che esce dalla cucina e porta la preparazione della carne nei cortili, nei giardini, nei parchi e nelle radure (a volte col poco piacevole risultato di provocare incendi boschivi): lo шашлык (shashlyk). Lo шашлык è un piatto di carne marinata, infilzata su di uno шампур (spiedo) e grigliata над углями (sulla brace, letteralmente “sopra i carboni”). È un piatto di origine centro-asiatica, ed infatti il termine stesso шашлык è mutuato dai крымские татары (tatari di Crimea): шиш (shish), nella loro lingua di origine turca, significa spiedo, e шашлык denota ciò che è infilzato da uno spiedo. Nel corso dei secoli il termine si è diffuso in tutto il territorio dell’ex Unione Sovietica, ed è divenuto di uso più che comune.

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Ci sono infinite varianti di preparazione, tanto a livello di marinatura (cipolle, vino, birra ma anche yogurt, succo di limone o di melograno) come a livello di scelta della legna da cui ottenere la brace. Ma quello che veramente rende шашлык lo шашлык è il suo aspetto comunitario, il suo rito: il tempo deve (o dovrebbe) essere clemente, e lo шашлык è così un’occasione di passare tempo all’aperto con famigliari ed amici.

Per finire, ad occuparsi della carne sono immancabilmente gli uomini: c’è infatti anche un detto russo che recita “шашлык женских рук не терпит” (lo шашлык non tollera le mani delle donne)!

Buon appetito!

 

Le pagode di Элиста

Элиста (Elista) è la capitale della Калмыкия (Kalmykiya), una delle repubbliche che formano la Российская Федерация (Federazione Russa). La Калмыкия, che si trova nelle steppe a sud di Волгоград (Volgograd) e a ovest di Астрахань (Astrakhan), prende il suo nome dai калмыки (kalmyki), una popolazione mongola che alla fine del XVI° e all’inizio del XVII° secolo emigrò dall’Asia Centrale al basso Волга (Volga).

I калмыки, di religione buddista, rappresentano ancora oggi la maggioranza della popolazione della Калмыкия (160.000 abitanti su 270.000 totali), ed è per questo che visitandola potrete trovare diverse costruzioni dalle forme decisamente inattese.

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Si tratta di edifici religiosi e costruzioni di foggia orientale, che risalgono all’ultimo ventennio circa. Questo non è dovuto agli ingenti danni subiti da Элиста nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ma al fatto che la costruzione del primo tempio buddista, il Сякюсн-Сюме (Syakyusn-Syume, nella foto in alto), venne decisa solo nel 1989 e ultimata nel 1996.

Da allora, però, la città ha intrapreso una serie di progetti non solo per fornire ai fedeli dei luoghi di culto (come l’enorme Алтн Сюме – Altn Syume, aperta nel 2005), ma anche per decorare le sue piazze e le sue vie in linea con la propria tradizione e le proprie radici. Oltre alla Пагода Семи Дней (Pagoda dei Sette Giorni) nella piazza centrale, la costruzione più appariscente sono sicuramente le Золотые ворота (Porte d’Oro, nella foto qui sotto) costruite nel 1998. 20132706131714

Anche in questo caso abbiamo voluto darvi una dritta forse poco percorribile, ma sicuramente curiosa, per illustrarvi l’immensa varietà di attrazioni e particolarità che offrono il territorio della Russia in particolare, e le terre russofone più in generale. D’altra parte, pensandoci, è normale che sia così: si parla di paesi che tra di loro coprono buona parte di Europa e Asia!

Amore & colombe – комедия del 1981

Любовь и голуби (Amore e colombe, 1981 – Мосфильм/Mosfilm) è una комедия (commedia) di Владимир Меньшов (Vladimir Menshov, più famoso per il film premio Oscar Москва слезам не верит – Mosca non crede alle lacrime), tratta dall’omonima pièce teatrale di Владимир Гуркин (Vladimir Gurkin).

Гуркин vi racconta, romanzandola, una storia vera di vita famigliare nella provincia russa, ed in particolare in un Леспромхоз (Lespromkhoz, ovverosia una cooperativa statale per il taglio e la preparazione del legname) nella regione di Иркутск (Irkutsk, anche se per comodità le riprese si fecero in Карелия – Karelia).

Il protagonista, Василий (Vasiliy), è un operaio che nel suo tempo libero alleva colombi viaggiatori e vive con la sua famiglia, la moglie Надежда (Nadezhda) e i tre figli, due ragazze ed un ragazzo. Quando in seguito a un infortunio di lavoro viene inviato in vacanza al mare nel corso della quale, però, la situazione si complica.

È un film che è riduttivo definire комедия, per la varietà delle emozioni che trasmette e per la ricchezza della rappresentazione delle relazioni umane che offre. È estremamente interessante per chi volesse addentrarsi nella mentalità russa, della provincia russa in particolare. Lo consigliamo sia a chi vuole esercitare la comprensione orale del suo russo, sia a chi il russo ancora non ha nemmeno deciso di impararlo: questa versione è dotata anche di sottotitoli in inglese (il film va aperto in una nuova finestra).

Buona visione!

Эдуард Лимонов secondo Carrère

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Эдуард Лимонов (Eduard Limonov) è uno scrittore e poeta russo dalla vita estremamente avventurosa, che negli ultimi 25 anni si è principalmente dedicato all’attività politica (è uno dei fondatori della Национал-большевистская партия, il partito nazional-bolscevico, partito estremista di opposizione nel panorama politico russo).

Emmanuel Carrère è invece uno scrittore francese di successo, figlio di una famosa sovietologa, che aveva conosciuto Савенко (Savenko, vero nome di Лимонов che prende il suo soprannome dal termine лимонка, letteralmente “piccolo limone”, che sta ad indicare un particolare tipo di granata) alla fine degli anni ’80 a Parigi e che, per la stesura di questa biografia romanzata, lo ha rincontrato a Москва (Mosca) ed ha trascorso diverse settimane con lui.

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“Limonov”, sebbene non sia in lingua russa (la stesura originale è infatti in francese), è un libro estremamente interessante per varie ragioni. Prima di tutto, come già detto, la vita di Лимонов è in sé un’avventura: nato durante la Seconda Guerra Mondiale, trascorre la sua infanzia a Харьков (Kharkov, attualmente in Ucraina), si trasferisce poi a Москва a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 dove la sua attività di poeta dissidente lo porta (secondo quanto dice) ai ferri corti con il КГБ (KGB). Nel ’74 gli viene data un’alternativa: o diventare осведомитель (informatore), o emigrare a ovest. Vive poi tra New York e Parigi, fino al ritorno in patria nel ’91. E c’è molto altro: la guerra nei Balcani, la prigione…

La seconda, ma non per importanza, ragione per cui il libro è consigliato è la sua ambientazione: nel raccontare la storia di Лимонов, Carrère ci dipinge un panorama di quello che sono state l’Unione Sovietica prima e la Russia poi nel corso di quasi 70 anni, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. “Limonov” sarà quindi molto apprezzato da chi vuole saperne di più della vita in quella parte nel mondo nel XX° secolo e oltre, in quanto fornisce uno spaccato umano molto sincero, vivo e dettagliato di com’era e com’è vivere laggiù.

Buona lettura!

 

Il мавзолей di Khoja Ahmed Yasawi

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Tra i paesi ex sovietici in cui la lingua russa prevale, un posto particolare va riservato all’enorme Казахстан (Kazakhstan): secondo paese più grande dell’ex Unione Sovietica, è ufficialmente un paese bilingue. Tuttavia, sebbene la lingua di stato sia il kazako, lingua natale del 64% circa della popolazione, il russo ha lo status di lingua ufficiale dato che praticamente tutti lo parlano e può essere quindi utilizzato come lingua franca.

Il мавзолей (mausoleo) di cui parliamo oggi, situato a Туркестан (Turkestan) nel sud del paese, è intitolato al poeta e predicatore sufi vissuto nel corso del XII° secolo Ходжа Ахмед Ясави (Khoja Ahmed Yasawi). L’edificio odierno risale però alla fine del XIV° secolo, quando il condottiero Тамерлан (Tamerlan) fece ampliare e rimodernare la tomba originale.

Questo мавзолей è composto di otto sale di vario genere, che si raggruppano attorno alla centrale қазандық (kazandyk, la sala del tay kazan ovverosia il calderone che potete vedere qui sotto): ci sono una мечеть (moschea), una столовая (refettorio), due дворцы (palazzi, ovverosia residenze reali), una библиотека (biblioteca), una колодезная (sala del pozzo) ed ovviamente la усыпальница (sepoltura). 

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Per quanto Туркестан e le immense cupole di questo мавзолей (tra le più grandi di tutta l’Asia Centrale) siano sicuramente lontane dagli itinerari turistici più battuti, abbiamo voluto indicarvi questo altro sito UNESCO per sottolineare l’immensa varietà di località ed attrattive delle sterminate terre in cui la lingua russa può essere il vostro passaporto (e dove, a dirla tutta, l’inglese può non essere sufficiente a farsi capire dai locali!).